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L’algoritmo di Google: ti dice come sta il cuore analizzando la retina

Dalle scansioni della retina alla previsione dei rischi legati al sistema cardiocircolatorio grazie all’intelligenza artificiale.

I ricercatori di Google e di Verily, azienda di Alphabet che si occupa di biologia, hanno messo a punto un algoritmo in grado di analizzare la possibilità che un individuo venga colpito, per esempio, da un infarto senza alcun analisi su un campione di sangue.  Come spiegato nella ricerca pubblicata su Nature Biomedical Engineering, per fare queste previsioni sono state utilizzate scansioni del fondo oculare, una zona ricca di vasi sanguigni e da cui è possibile ottenere informazioni come la pressione, l’età dell’individuo e il vizio del fumo, importanti per determinare la salute a livello cardiovascolare della persona.

Per fare questo, l’algoritmo è stato allenato attraverso dati medici di quasi 300mila pazienti: grazie al machine learning queste informazioni sono state utilizzate per realizzare dei pattern che collegano alcune evidenze che emergono dalle scansioni del fondo oculare a particolare rischi legati al cuore o alla circolazione. Nonostante debba ancora essere ulteriormente testato prima di essere utilizzato a livello clinico, l’algoritmo ha già fornito buoni risultati. Messo di fronte a due immagini della retina di due diverse persone, nel 70% dei casi è riuscito a individuare chi avrebbe avuto problemi cardiovascolari. Un risultato praticamente identico si ottiene con il tradizionale test su campione di sangue.

Le altre ricerche

Questa è solamente l’ultima occasione in cui Google si è dedicata a ricerche in ambito clinico. Da anni l’azienda è al lavoro su un algoritmo basato sul machine learning che sia in grado di individuare in maniera più precisa dell’uomo i segnali della retinopatia diabetica, una delle principali cause di cecità nel mondo. Nel 2014 Google ha poi acquistato DeepMind, azienda londinese attiva nel campo dell’intelligenza artificiale che aveva condotto ricerche su come riconoscere rapidamente il glaucoma e altre malattie oculari. Ma come hanno ricordato nella presentazione del loro lavoro, in questo nuovo studio gli scienziati hanno anche utilizzato delle tecniche in grado di evidenziare quali sono le zone delle scansioni oculari maggiormente interessanti per la corretta valutazione dell’algoritmo.

Anche Apple è attiva sul campo degli studi clinici: tra le novità che circolano ormai da mesi c’è quella di voler trasformare l’Apple Watch da semplice “personal trainer” a un dispositivo in grado di misurare il livello di glucosio nel sangue, informazione indispensabile per i pazienti con diabete.

(fonte Corriere della Sera)

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